Miss Muretto

Storia

Miss Muretto nasce per gioco un’estate del 53, nel periodo di ripresa e del boom economico del dopoguerra.

Alassio era già allora il fulcro della mondanità internazionale e, tra grandi feste ed estati da favola, nasceva il mito del “Muretto di Alassio”, storico luogo di ritrovo che, per una geniale intuizione del pittore Mario Berrino ed Ernest Hemingway, cominciava ad accogliere le piastrelle con le firme dei personaggi più famosi del mondo.

Ed è in quell’atmosfera unica ed eccezionale che a ferragosto si comincio’ ad eleggere la ragazza più bella dell’estate… così nacque Miss Muretto!

UN MURICCIOLO COMODO

Dov’è il muretto?
E’ questa la prima domanda dei turisti in arrivo e di passaggio. Dal piazzale della stazione ferroviaria un viale di palme scende al mare. A metà viale, a sinistra, di fronte al Caffé Roma, comincia il famoso Muretto di Alassio che fa da cornice al giardino pubblico fino alla scalinata della fontana del municipio.

Quando è nato, come e perché?
E’ ciò che molti vorrebbero sapere.

LA SPINTA VENNE DA UN GIGANTE

Ecco cosa successe in un estate calda del 1948…

Un giorno entrò al caffè Roma un gigante di una simpatia eccezionale, un omaccione da manate sulle spalle, avanzava deciso, con il suo pappagallo avvinghiato al collo e a braccetto di un’esile e graziosissima signora.

Era il famoso scrittore Ernest Hemingway.

Una sera, mentre sorseggiava la sua marca di whisky preferito, Mario Berrino gli mostrò l’album con la raccolta degli autografi dei personaggi più illustri del caffè Roma, quel volume era scomodo e non soddisfaceva lo scopo di far leggere le celebri firme a tutti.

L’ambizione di Mario Berrino era quella di riportare le firme su piastrelle di ceramica da applicare sul Muretto. Hemingway approvò l’idea ma con scarsa convinzione, temendo che potessero sembrare degli epitaffi. Rimase per un attimo soprappensiero…

“A meno che..” disse a Mario Berrino “..siano una diversa dall’altra”. Allora aggiunse.. “Ok Mario, devi farlo”.

LA GRAN CAGNARA

Chi aveva il dovere di animare la città dei pensionati, animare le serate estive, affollare il Dancing Orientale era giunto appositamente da Milano. Era lui la causa delle oziose e tranquille vacanze dei villeggianti, era sua la colpa se la gente preferiva sostare nelle gelaterie, stravaccarsi sulle panchine o passeggiare in riva al mare.

Lui, il responsabile, doveva intervenire com’era suo compito: creare allegria, risvegliare l’inerzia, stanare i sedentari, smuovere i fiacchi, incendiare la già calda estate e spingere la gente all’Orientale dove brillavano per la loro assenza le coppie danzanti.

Era lui il colpevole: Lucio Flauto.

Dopo l’insuccesso inaugurale, l’impresario del dancing lo minacciò: “O trovi il sistema di attirare la gente o ti scaravento a Milano. Ti sostituirò con Febo Conti. Capito?”. Guai a toccare la suscettibilità di Lucio. Sapete come si vendica.

Infatti alzò le sopracciglia, si batté i pugni sul petto, chiese via libera e con un “ghe pensi mi” alla Tino Scotti sbottò tutta la sua effervescenza. Affrettò il lungo passo abituale, fece la marcia al Roma e inventò la Gran Cagnara interessando tutti i murettisti che collaborarono con entusiasmo.

La manifestazione, preparata minuziosamente, ottenne un successo inverosimile coinvolgendo l’intera città fino all’alba: anno 1953, primo della Gran Cagnara.

 

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